Intervista a Luca Fazzi Paolo Fontana Lorenzo Guerra

 

 

Questa intervista è dedicata alla ricerca “Nuovi strumenti di co-progettazione del welfare sociale locale: I fondi e i patti di comunità nell’ambito lecchese” realizzata da Euricse nell’ambito del Piano formativo “Connessioni: azioni per un welfare territoriale e partecipato” finanziato dall’Avviso 42 – Sviluppo e innovazione del Terzo Settore dell’8 febbraio 2019.

Il piano formativo è stato ideato e progettato dal Consorzio Consolida Lecco ed ha l’obiettivo di sostenere percorsi di innovazione sociale nel territorio Lecchese con riferimento al Piano di Zona unitario degli Ambiti di Bellano, Lecco e Merate 2018/20. Nel piano sono coinvolte come beneficiarie delle attività formative, insieme al Consorzio Consolida, l’associazione Auser Leucum Volontariato e le cooperative sociali Le Betulle, Le Grigne, Arcobaleno; Euricse è partner di ricerca.
Hanno risposto alle nostre domande:

  • Luca Fazzi, professore ordinario dell’Università di Trento – Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, coordinatore scientifico della ricerca
  • Paolo Fontana, responsabile formazione di Euricse
  • Lorenzo Guerra, presidente del Consorzio Consolida Lecco

Come (e perché) la ricerca di Euricse contribuisce al rafforzamento delle relazioni e delle condizioni di contesto in cui operano i soggetti beneficiari del piano formativo? È solo una questione di ‘competenze’?

Paolo Fontana – Euricse

È prioritario, in contesti di welfare avanzato come quello del territorio di Lecco, chiedersi come viene prodotta l’innovazione sociale, dove “si annida” il cambiamento nelle esperienze di coprogettazione locale e come identificare le competenze che contribuiscono al suo affermarsi e, in prospettiva, far crescere. È questo il nucleo della nostra ricerca che, come Euricse, abbiamo condotto per il piano formativo promosso dal Consorzio Consolida.
Attraverso l’analisi delle dinamiche relazionali formali e soprattutto informali alla base dei patti e dei fondi di comunità attivi sul territorio, abbiamo potuto dimostrare come questi dispositivi tipici della co-progettazione territoriale abbiano assunto il ruolo centrale di “strumenti di annodamento” nella comunità e che siano diventati “fattori di fluidificazione di un tessuto reticolare che amplia ed estende fino ad inglobare soggetti inediti nel perimetro del welfare locale”.
In questo sistema complesso di relazioni abbiamo identificato come essenziali alcune capacità relazionali di natura informale che abbiamo denominato competenze civiche. In estrema sintesi le competenze civiche esprimono il sapersi rapportare al di fuori dagli schemi formalizzati delle norme e dello scambio economico ed attivare autorevolmente un dialogo in condizioni collaborazione e di reciprocità. E includono il saper comunicare a tutto tondo con i rappresentanti della società civile: associazioni, imprenditori, semplici cittadini per capirne i bisogni, intercettarne le esigenze e promuovere la collaborazione e l’integrazione di risorse per il raggiungimento di obiettivi comuni.
La ricerca a nostro parere non si è limitata a fornire elementi per la formazione che sarà realizzata nell’ambito del piano ma la sua puntuale diffusione, per la natura intrinseca delle relazioni che sono state analizzate, contribuirà a rilanciare e rafforzare quei legami tra tutti i soggetti coinvolti nelle azioni di welfare.

Luca Fazzi

Le politiche sociali che sono promosse a Lecco si basano sulla prospettiva del re-inserimento dei bisogni e sull’attivazione della comunità per soddisfarli.
Da diversi anni infatti i bisogni e le necessità di anziani, persone con disabilità, minori in difficoltà, disoccupati, drop-out non sono più categorizzati in base a target preordinati su cui erogare prestazioni standard di welfare bensì considerati la priorità di una comunità che ha deciso di occuparsene in una logica il più possibile di cura e che vuole ricollocare i bisogni dentro i mondi della vita.
È un cambio di paradigma profondo e di alto valore sociale, espressione di un modello di welfare che è necessario conoscere nelle sue specifiche dinamiche se si vuole il suo consolidamento e la sua crescita. Bisogna quindi analizzare i processi – sia individuali che delle organizzazioni – che sono alla base dei patti e dei fondi operanti a Lecco, ed elaborare una forma di conoscenza da diffondere e condividere nei sistemi di riferimento: il sistema di Consolida, il sistema welfare di Lecco e, perché no, il sistema Fon.Coop che con il suo Avviso sul Terzo Settore ha voluto dare il suo contributo all’innovazione sociale.
Per la parte della ricerca dedicata agli operatori dei servizi, abbiamo avviato un dialogo e costruito un percorso di riflessione condivisa, una vera e propria comunità di pratica sul “fare” e sul “maturare” le attività quotidiane (e tuttavia periferiche perché poco conosciute) e si è aperto un cantiere di competenze enorme: abbiamo analizzato insieme quali capacità ogni operatore deve avere (e fino a che punto deve agire) per mettersi in relazione con quanto non è codificato nel disagio e nei protocolli per “prendersi cura di una persona” ed uscire dalla logica prestazionale: ed è esattamente qui che c’è l’innovazione che si riverbera nel sistema di welfare. In un processo molto fecondo di scambio, queste esperienze sono state inserite in una cornice di senso più ampia, consentendo alle persone di sentirsi protagoniste del cambiamento che già realizzavano e di cui però non erano consapevoli.
La formazione che ne deriverà avrà una sua efficacia intrinseca in quanto nel diffondere una conoscenza e non calata dall’alto è idonea a rafforzare le competenze che i partecipanti hanno contribuito ad estrarre.
Sul piano delle organizzazioni, l’analisi dei patti e dei fondi ha fatto emergere che non è solo una questione tecnico-amministrativa (regole e procedure) quanto l’insieme di pre-condizioni e di processi molto complessi che ne determinano la validità. La ricerca ha sancito che l’innovazione nei servizi di welfare, che su altri piani necessita di contesti molto formalizzati, ha come suo presupposto essenziale relazioni preesistenti strutturate in base a elementi di natura non formalizzate e non formalizzabili: la fiducia e il principio del dono. Sono paradossalmente elementi impalpabili come i legami deboli/informali e la reciprocità le condizioni di un servizio autenticamente orientato alla qualità del welfare.
Faccio l’esempio di Living Land, il fondo attivo a Lecco dedicato ai NEET, i giovani che non studiano e non lavorano. Il fondo è partito tre anni fa con 100mila euro stanziati da Welfare in azione di Fondazione Cariplo ed oggi cammina in autonomia con una dotazione di 2 milioni per metà erogati dal pubblico ed è inserito nel piano di programmazione del Comune di Lecco. Inizialmente c’erano solo attori del Terzo settore ed oggi coinvolge più di sessanta partner tra cooperative sociali, associazioni, amministrazioni pubbliche e imprese private, comprese le proloco locali. Il progetto ha, in momenti diversi, proposto esperienze prelavorative di gruppo ai ragazzi che hanno potuto sperimentarsi all’interno di enti che promuovono cultura e turismo, come proloco, musei, doposcuola.
Living Land è a pieno titolo un progetto innovativo (l’innovazione non è una cosa astratta) perché tutti i soggetti che vi hanno contribuito si sono attivati in base ad una fiducia reciproca (e non da un obbligo) ed hanno stabilito legami (definibili come deboli) improntati ad una reciprocità non codificata: i ragazzi ci hanno creduto e hanno donato il proprio tempo, le proloco locali, ad esempio, hanno dato la propria disponibilità coinvolgere i ragazzi, la Fondazione Cariplo ha erogato le risorse stimolando altri soggetti del territorio a partecipare come la Fondazione Comunitaria del Lecchese. Living Land si è poi evoluto nel tempo ed ha dimostrato la sua efficacia con le nuove esigenze esplose con la pandemia, quando tanti universitari sono rimasti a casa e attraverso il fondo hanno avuto la possibilità di rendersi utili nelle scuole, a loro volta in difficoltà a portare avanti le mense collettive per carenza di personale dedicato alla cura dei bambini durante i pasti. Living Land ha svolto una funzione di volano nella comunità facendo incontrare esigenze, interessi e bisogni di attori distinti e trasformandoli in un valore più ampio.

Lorenzo Guerra – Consorzio Consolida Lecco

La ricerca sui patti e sui fondi di comunità è stata preziosissima per leggere le attività e le prassi di Consolida – e delle altre organizzazioni beneficiarie – prima messe in atto e dopo elaborate. Il valore della ricerca va oltre le indicazioni per la formazione perché la consapevolezza acquisita oggi ci fa sentire più responsabili verso la comunità. Abbiamo partecipato ad un Avviso dedicato alle realtà del Terzo settore e la nostra ricerca, come hanno ben spiegato da Paolo e da Luca, ha dimostrato che quell’allargamento del perimetro del welfare locale ha prodotto innovazione e cambiamento: è questo lo spirito del Terzo settore, la capacità di tirar dentro le dinamiche sociali i soggetti altri nel bene reciproco e per il bene comune.
Faremo quindi leva sulle altre attività previste nel nostro piano con Fon.Coop per organizzare incontri e scambi pubblici sul territorio, per far conoscere come le esperienze di co-progettazione abbiano arricchito il capitale sociale e relazionale del territorio di Lecco, anche con l’intento di coinvolgere soggetti e realtà ancora esterne. Insieme alle buone pratiche dei patti e dei fondi promuoveremo l’esperienza più innovativa di coprogettazione del nostro territorio, l’impresa sociale Il Girasole, una società mista pubblico – privato per la gestione dei servizi sociali, unica esperienza in Italia.
L’impresa sociale Girasole è l’esito di un’attività di partenariato iniziata nel 2006 e concretizzata formalmente nel 2019; è una società che ha proprietà collettiva e la sua governance rappresenta l’articolazione della comunità di Lecco: con Consolida c’è l’associazione dei Comuni del territorio, in rappresentanza di 26 Comuni dell’Ambito Distrettuale di Lecco, che è il socio finanziatore, e poi le cooperative sociali che erogano i servizi e due associazioni di volontariato. Tutti questi soggetti hanno un rappresentante nel Consiglio di Amministrazione; insieme alla cogestione c’è un’amministrazione condivisa delle risorse perché il bilancio sociale di Girasole è approvato dall’Assemblea dei soci che includono i soci pubblici.
Come ci ha insegnato l’esperienza di anni di coprogettazione sul territorio, per noi è importante far conoscere che, come Girasole, agiamo puntando sempre all’ampliamento dei servizi di welfare e mettiamo in comune le risorse per realizzare servizi che i singoli soggetti in autonomia non avrebbero potuto realizzare. Si alimenta un ciclo virtuoso: c’è un ente pubblico che presuppone che la platea dei bisogni è sempre maggiore di quello che potrebbe soddisfare con le risorse a disposizione e ci sono i soggetti privati, in sinergia con l’ente pubblico, che riescono a raccogliere risorse private dai soggetti finanziatori (in primis le Fondazioni) grazie alla credibilità e reputazione di cui gode il partenariato.

  • Cosa succederà dopo la fine dell’Avviso di Fon.Coop? Quali saranno le ricadute a lungo termine previste per il territorio? Quali “insegnamenti” possiamo portare da Lecco allo scenario nazionale?

Luca Fazzi

Io ritengo che l’Avviso abbia lanciato una rete e pescato spunti che sono interessanti per la partecipazione attiva di altri soggetti su esperienze di innovazione reale. Uno per esempio riguarda i cosiddetti tavoli di lavoro, che sono uno degli strumenti dell’esperienza della coprogettazione. La domanda da porsi in futuro sarà: “Ma oltre alla tecnicalità di gestione, come si costruisce un tavolo di lavoro? E poi: “Chi ci entra nei tavoli? Sempre i soliti? Come sono coinvolti i gruppi che non hanno voce?”
Chi lavora nel sociale sa bene che per fare innovazione e produrre il cambiamento è importante alzare l’asticella della sfida. E nel contesto innovativo di Lecco – ma forse dovunque – l’inclusione è la nuova sfida.

Paolo Fontana – Euricse

Euricse e Cosolida con l’impresa sociale Girasole stanno collaborando per realizzare un ciclo di workshop da realizzare entro la fine dell’anno sui temi della coprogettazione e co-programmazione dal punto di vista dei territori. L’obiettivo è mettere a confronto buone pratiche di diversi contesti italiani e per evidenziare alcune variabili che anche grazie alla ricerca abbiamo ritenuto fondamentali per la buona riuscita della collaborazione: il contesto normativo, le risorse da attivare – pubbliche e non solo -, il coordinamento da attivare tra la dimensione amministrativa con quella relazionale e di contesto, i dispositivi organizzativi per far sì che la collaborazione possa generare collaborazione innovativa e di cambiamento.
Questo ciclo di workshop non è parte dell’Avviso ma è un “precipitato” della ricerca e della formazione come stimolato sul territorio. Vorremmo far conoscere l’esperienza di Lecco ad altri territori e reciprocamente apprendere le dimensioni che possono aiutarci a risolvere alcune criticità locali e contribuire ad un dibattito nazionale che avrà un respiro lungo.

 

  • Icona invia
  • Icona stampa
  • Icona allegati