Intervista a Giuseppe Gizzi e Valentina Verduni



Il 29 novembre 2001 i rappresentanti di Agci, Confcooperative, Legacoop con Cgil, Cisl, Uil firmano presso il notaio l’atto costitutivo di Fon.Coop, il Fondo Interprofessionale della Formazione Continua nelle imprese cooperative.


Si completa così l’iter di fondazione che i sei soci del Fondo avevano avviato il 6 giugno 2001 siglando l’accordo interconfederale presso il Ministero del Lavoro.


Intervista aI Presidente e alla Vice Presidente di Fon.Coop Giuseppe Gizzi e Valentina Verduni sul Ventennale del Fondo della formazione cooperativa

 

  • Fon.Coop compie 20 anni. Dove è arrivato il Fondo oggi?

Il sistema di relazioni industriali della cooperazione, che ha avuto come genesi il protocollo del 1990 tra le tre centrali e Cgil Cisl e Uil, ha dato vita ad iniziative importanti e che ci caratterizzano. Con l’azione costante della contrattazione, abbiamo fondato insieme Previdenza Cooperativa, per la previdenza complementare e Fon.Coop, per la formazione interprofessionale.
Fon.Coop è cresciuto esponenzialmente in termini di imprese aderenti, lavoratori e risorse erogate e, nonostante la pandemia, oggi si rilancia con un nuovo protagonismo. Senza autocelebrazioni, dobbiamo dire che il nostro Fondo è uno strumento della contrattazione bilaterale e delle relazioni industriali che ha avuto un grande successo.

Fon.Coop è un esempio di come le azioni partecipate e condivise generino risultati positivi e duraturi nel tempo. Il mondo della cooperazione, di concerto con il mondo sindacale hanno dato vita a questa buona prassi che ha sostenuto la domanda formativa espressa ma soprattutto inespressa dei lavoratori e delle lavoratrici delle imprese della cooperazione.
In Fondo è riuscito a dare risposte puntuali ed efficaci alle tante esigenze del mondo cooperativo dove il bisogno della crescita professionale è molto richiesta.
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  • La mission del Fondo è finanziare la formazione delle imprese cooperative aderenti. Quali sono le linee di sviluppo future dell’offerta a partire dall’esperienza maturata in questi 20 anni?

Giuseppe Gizzi

L’offerta del Fondo, come abbiamo anche reso graficamente nella nostra timeline, si è prevalentemente evoluta attraverso i due principali canali di finanziamento – Conto Formativo e gli Avvisi – ideati per far fronte alle esigenze di crescita di due principali target di aderenti, le grandi imprese e le piccole imprese.
Il Fondo ha una struttura di adesione stabile, e questo è un punto di forza. A livello di Conto Formativo abbiamo tra le aderenti i grandi gruppi della cooperazione appartenenti ai comparti del consumo, della produzione e lavoro, del mondo bancario, e che la serietà e la solidità del Fondo ha saputo costantemente servire e fidelizzare. Posta la concorrenza tra Fondi Interprofessionali, anche confederali, che operano negli stessi comparti, che potrebbero indurre a cambiare, tutti i grandi gruppi sono rimasti nel Fondo, stabilendo un rapporto stabile e permeabile alle sempre nuove esigenze. Alla base c’è un elemento valoriale estremamente solido, che si sostanzia nel dialogo e nell’ascolto, nei servizi dedicati, nella snellezza delle procedure.
Sul Fondo di Rotazione, i 49 Avvisi emessi sino ad oggi raccontano una storia di una costante attenzione a fornire risorse adeguate, strumenti per servire le esigenze delle piccole cooperative, capacità ridistributiva nel segno della solidarietà e dell’equità. Oggi noi sappiamo che possiamo fare di più: se da una parte le PMI a volte sono ostaggio di offerte di altri Fondi considerate più allettanti, è pur vero che negli ultimi anni, soprattutto dall’avvento della pandemia, puntiamo con maggiore convinzione su quello che il contesto sociale ed economico chiede: professionalità differenziata, sviluppo delle competenze di contesto e soft skills, sostenibilità, inclusione. Senza rinnegare la matrice di serietà che ci caratterizza, se innalzeremo il livello di qualità nel posizionamento e di risposta sui territori, come abbiamo fatto negli ultimi due anni, ritengo che il Fondo diventerà ancora più attrattivo. È la qualità dell’offerta che ha fatto e farà la differenza.

Valentina Verduni

Il CF è un elemento portante dell’offerta Fon.Coop, è utilizzato soprattutto tra le grandi imprese e consente un accesso diretto e facilitato alle proprie risorse disponibili. Per questo motivo dal 2020 il Conto Formativo è stato aperto a tutte le imprese e la risposta è stata decisamente positiva, con oltre 1000 PMI che hanno optato per questo canale.
Il mondo cooperativo ha un’organizzazione del lavoro peculiare, la figura del lavoratore è ibrida rispetto alle aziende profit: ci sono i lavoratori soci, i “solo soci”, come i volontari e le partite Iva, i lavoratori dipendenti. Questa specificità, che necessita di formazione specifica sui valori cooperativi e sulla partecipazione, è uno dei capisaldi di Fon.Coop e nel Conto Formativo trova tante risposte per le esigenze delle aderenti.
Ritengo che un utilizzo del Conto Formativo allargato alle PMI possa incentivare l’adesione al Fondo. Va incrementata la comunicazione presso le imprese cooperative sulle opportunità di questo canale in un’ottica di crescita perché è vero che la base di Fon.Coop è salda, ma è strategico raggiungere e arrivare a tante altre cooperative non ancora aderenti. Il Conto Formativo può essere prezioso per le PMI che hanno una pianificazione della formazione di “medio periodo” ed il servizio da poco inaugurato, “CF x TE”, offre loro consulenza personalizzata con incontri virtuali on demand su tutte le problematiche di presentazione dei piani.
Per quanto riguarda gli Avvisi, vorrei soffermarmi su quelli pubblicati a sostengo delle imprese in crisi tra il 2008 e il 2018, che hanno erogato oltre 25 milioni di euro per la riqualificazione dei lavoratori in ammortizzatori sociali. Poi nel 2017 c’è stato l’Avviso 40 dedicato alle Strategie Formative per l’Occupazione e l’Avviso 47 aziendale “Nuove competenze” pubblicato quest’anno, che ha premiato le nuove assunzioni. È evidente il grande impegno del Fondo nelle politiche attive del lavoro – anche se nel 2008 non si chiamavano così. Il Fondo è stato lungimirante, precursore di un uso proattivo della formazione. E se nell’ultima bozza di legge di Bilancio c’è un esplicito riferimento alle politiche attive, alla formazione continua e alla formazione per i cassintegrati, il Fondo della cooperazione, che in tempi di pandemia ha ridisegnato facendo tesoro dell’esperienza acquisita, ha le carte in regola per giocare un ruolo primario.

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  • Come affronterà Fon.Coop la transizione digitale già innescata dalla pandemia?

Giuseppe Gizzi

Stiamo vivendo un cambiamento epocale, perché tutti i giorni assistiamo ad una rivoluzione dei modelli organizzativi e lavorativi delle imprese. Sta cambiando la stessa concezione del lavoro, quella legata al paradigma novecentesco, di fatto è in corso una battaglia aperta tra conservatorismo e riformismo. Se con la formazione al digitale, accompagnato da un utilizzo sapiente delle tecnologie, contribuiamo alla qualità e alla produttività del lavoro come alla diffusione dello smart working, credo che noi avremo fatto un buon servizio alle nostre aderenti. Il tema della digitalizzazione è al centro degli Avvisi degli ultimi due anni e continuerà ad esserlo in quelli futuri.
C’è da dire che noi, in questa rivoluzione, siamo stati catapultati, ma come Fondo abbiamo colto le nuove opportunità. Nella seconda metà di quest’anno abbiamo organizzato due cicli di seminari on line tematici. Questi seminari, che sono stati pensati per proporre spunti autorevoli sugli obiettivi dei nostri Avvisi 47 e 48, sono stati molto apprezzati. Il contributo delle tecnologie alla conoscenza è essenziale, ben venga l’innovazione digitale del Fondo, su cui stiamo investendo e continueremo a farlo.

Valentina Verduni

È significativo che il Fondo abbia organizzato i seminari tematici per gli Avvisi, e intendiamo promuovere un uso più allargato. I seminari sono strategici per il futuro di Fon.Coop, che vuole diventare opinion leader della formazione cooperativa, soprattutto presso le PMI, e stimolatore di buone e nuove idee a supporto dell’innovazione che noi proponiamo e chiediamo nei piani formativi. L’evoluzione della programmazione dovrà sempre più tener conto degli stimoli che, attraverso i seminari, ci giungono dalle aderenti.
In tutto questo vorrei far presente che solo tre anni fa nessuno avrebbe parlato del diritto alla disconnessione, che oggi invece è un tema molto attuale per l’uso spesso selvaggio delle piattaforme. Se questi strumenti avvicinano e creano relazioni, accorciano le distanze e facilitano momenti partecipati, bisogna sempre tener presente il lavoro di qualità, frutto di una capacità di attenzione che presuppone i giusti tempi.

  • Il tema del digitale è pervasivo, ed è inevitabile parlare di nuove regole da concordare e dei temi da affrontare su una platea di riferimento che va oltre la cooperazione ed arriva all’economia sociale.

Valentina Verduni

Sappiano che oggi la pratica formativa integra con grande facilità l’aula in presenza con l’aula virtuale. In questo lungo tempo pandemico come Fondi ci siamo confrontati con Anpal sui criteri della tracciabilità della FAD, ma non solo su questo, che è argomento condiviso. Ce n’è un altro più spinoso e che riguarda la formazione asincrona, cioè non legata a precisi e prestabiliti momenti di fruizione delle attività formative.
Con Anpal abbiamo cominciato a dialogare, come parti sindacali, sulla necessità che i lavoratori partecipino alla formazione, anche da casa, ma sempre e solo in orario di lavoro. Posto che la formazione continua è un diritto del lavoratore, che deve avere la possibilità di adeguare le proprie competenze alle esigenze del lavoro che cambia, tuttavia la formazione deve essere fatta in orario di lavoro, quando invece riscontriamo che è abbastanza usuale che sia richiesto ai lavoratori di formarsi, in modalità asincrona, anche nei tempi di riposo.
Sulle tematiche formative e come saranno affrontate in prospettiva io credo che il Fondo si debba concentrare sui cambiamenti partecipati, coinvolgere sempre più le comunità aziendali e cooperative, le lavoratrici e i lavoratori, in relazione al territorio, agli stakeholders, per analizzare il lavoro e la sua organizzazione in quelle che sono le sue specificità sia operative che manageriali. A partire dei temi dell’economia sociale di cui il Fondo si è sempre impegnato, ritengo che noi dobbiamo essere sempre più rispondenti alla domanda, in più stretta connessione con tutti gli attori dei processi produttivi cui il Fondo fa riferimento. In questo senso la trasformazione delle programmazioni degli ultimi due anni parte dal presupposto che l’esigenza all’innovazione sostenibile non coinvolga come un tempo solo una parte dell’imprenditoria anche cooperativa – quella più attenta ai cambiamenti – ma tutte le imprese, soprattutto le più piccole che rischiano, estraniandosi, di essere travolte senza un adeguato sostegno.

Giuseppe Gizzi

Intanto Fon.Coop è il Fondo della cooperazione, dell’economia sociale e vorrei sottolineare anche dell’impresa sociale, una forma societaria molto affine alla cooperazione per i valori e gli obiettivi e che ha avuto nell’ultima fase uno sviluppo – per quanto i decreti attuativi non siano stato tutti varati. È necessario, per rendere più attrattivo il Fondo, avviare una riflessione sulla nuova cooperazione e su tutte le forme associative ed imprenditoriali in consonanza con la cooperazione anche perché, anche qui, è in atto un cambiamento.
La cooperazione sociale ha avuto tradizionalmente un punto di riferimento in Fon.Coop, che ha messo a disposizione risorse e strumenti per la crescita di tantissime imprese che sul territorio hanno sostituito lo Stato nei servizi di welfare. Oggi il processo è differente, in quanto molte funzioni vengono re-internalizzate e ciò chiama le imprese ad un ripensamento della loro mission, delle interlocuzioni operative e lavorative, penso al ruolo delle Fondazioni in alcuni territori. In relazione ai temi per i nostri Avvisi, sottolineo inoltre la nascita delle cooperative di comunità, che per quanto realtà piccole, sono sempre più numerose e giocano un ruolo determinante nelle comunità di riferimento. Per queste situazioni serve una formazione veramente specialistica, perché chi lavora in una cooperativa di comunità è chiamato a svolgere mansioni che, ad esempio, sono conformi alle strutture di diritto pubblico.
In riferimento all’inclusione, nelle cooperative di lavoro c’è un tema legato all’occupazione straniera, ed è una questione estremamente delicata. È chiaro che la cooperazione iscritta alle tre centrali, senza fare agiografia, è una cooperazione sana, a differenza di chi usa la cooperazione come strumento per abbassare i diritti ed i costi del lavoro, e per questo il Fondo deve continuare a fare formazione all’inclusione analizzando i processi che sono in continua evoluzione.
La scia degli Avvisi che abbiamo pubblicato quest’anno, insieme a quelli che nel 2022 sono previsti nelle Linee Strategiche che saranno approvate in dicembre dall’Assemblea del Fondo, generano e genereranno attrattività: il fatto che il 47 e il 48 abbiano avuto richieste superiori allo stanziato vuol dire che abbiamo una domanda formativa anche superiore alla nostra offerta.
Con il passo dell’alpino stiamo andando in una direzione giusta, a misura cooperativa. Siamo consapevoli di essere un Fondo di dimensioni medie, che ha un bacino di utenza vasto e risorse non sempre sufficienti a rispondere a tutti i fabbisogni. Questo recinto stretto fa anche i conti con le regole dell’Anpal che, dal 2018 ci impone, tra le tante, il bilancio di cassa che limita la nostra libertà di manovra nell’offerta. Nonostante questo recinto stretto stiamo tuttavia facendo cose buone, e dobbiamo continuare, cogliendo tutti gli spunti e ascoltando le esigenze delle aderenti.

  • Come rendere più attrattivo il Fondo?

Valentina Verduni

Fon.Coop deve aprirsi al mondo, deve comunicare meglio quello che fa – perché fa buona formazione!
Ci vogliono momenti di confronto, anche con Anpal, con enti di ricerca, con le Università, perché in questo momento di trasformazione va curata la dimensione dell’apprendimento, imparare ad imparare. Dobbiamo accogliere i nuovi stimoli e i nuovi input: la comunicazione e la promozione sul territorio in un’ottica rinnovata, pensando al PNRR, a Gol e le altre azioni che si stanno delineando e dove la formazione continua ed i Fondi sono chiamati ad avere un ruolo attivo per ridare dignità al lavoro, ad un lavoro di qualità.

Giuseppe Gizzi

Sono d’accordo, bisogna aprirsi di più. Come sistema cooperativo parliamo di noi solo a noi stessi, è questo il nostro grande limite. Ci sono tante cose belle da raccontare e Fon.Coop non fa eccezione, per questo deve meglio “far propri” i risultati raggiunti e comunicarli con determinazione e forza.
Fon.Coop è un fiore all’occhiello del sistema cooperativo e bilaterale e deve rivendicare la straordinarietà dei suoi “numeri”: i nostri lavoratori formati sono espressione di stabilità occupazionale, il miglioramento delle competenze promuove servizi di grande qualità alle comunità e alle clientele. I risultati delle ricerche realizzate e in fieri, come la valutazione d’impatto, dimostrano una capacità innovativa di misurare i risultati raggiunti con la formazione in termini di benessere delle persone e delle comunità.
Questi aspetti sono assolutamente centrali. Il Fondo della cooperazione non si deve snaturare, e con la serietà che lo contraddistingue far conoscere meglio la sua attrattività.

 


 

Nelle prossime settimane altri protagonisti del Fondo ci parleranno di Fon.Coop 2.0

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