Intervista ad Alessandra Polverino

Intervista ad Alessandra Polverino

Intervista ad Alessandra Polverino: lei è formatrice della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Ente di formazione di emanazione della CGIL. La Fondazione è aderente a Fon.Coop ed è beneficiaria del piano “Formazione continua FDV” finanziato con il Conto Formativo.

 

• Perché questo piano formativo sulla “formazione a distanza” in piena pandemia?

Noi per prima cosa abbiamo “annusato l’aria”, cercato di capire le conseguenze del lockdown sul piano sociale e ascoltato i segnali. C’è un profondo cambiamento nel modo di lavorare: in Italia siamo in milioni in smart working ed utilizziamo tecnologie – prima già disponibili ma mai usate con convinzione e che sono diventate indispensabili per le attività quotidiane, la videoconferenza è l’esempio più eclatante.

A questo si aggiunge che come ente attuatore stiamo gestendo i piani formativi delle strutture aderenti a Fon.Coop e stiamo trasformando le aule in presenza in aule aule a distanza. Su questo siamo “attrezzati”, ma abbiamo pensato che fosse prioritario ampliare le nostre competenze di formatori per essere in grado di comprendere i processi di cambiamento e di prendervi parte con più consapevolezza.

Anche per proporli alle nostre realtà di riferimento. E ci siamo messi a studiare.

 

• Metodi, dunque, e non solo le tecnologie

Esattamente, il piano formativo che stiamo seguendo è dedicato alle metodologie di apprendimento. Per prima cosa siamo stati messi difronte alla nostra diffidenza nei confronti di quello che sbrigativamente viene chiamata “formazione a distanza”.

Lo sappiamo, l’aula era considerata la regina incontrastata delle metodologie ma quando oggi, al tempo del distanziamento sociale, anche il formatore più bravo non può “tenere” i suoi allievi per più di un’ora in videoconferenza, stiamo comprendendo quanto sia importante poter garantire la stessa efficacia di apprendimento (ed il medesimo gradimento tra i partecipanti) con la formazione a distanza, o virtuale che dir si voglia.

 

Puoi accennarci come?

Faccio l’esempio delle comunità di pratiche, che stiamo “studiando” come modalità di apprendimento collaborativo attraverso piattaforme. La comunità di pratiche consente lo scambio di esperienze attraverso ambienti virtuali opportunamente progettati, anche in modo asincrono, con la moderazione/stimolo di un tutor.

La possibilità di partecipare in modalità asincrona permette la riflessione, di poter approfondire i temi per una partecipazione più consapevole. Inoltre, proprio per i tempi più lunghi che non si esauriscono con la partecipazione alla lezione, consolida i legami, li rende più saldi.

Noi facciamo formazione in tante realtà sindacali e partecipano sindacalisti di grande esperienza: la comunità di pratiche così concepita consentirebbe un arricchimento intergenerazionale.

È chiaro che per usare questa modalità sarà necessario rivedere le regole di utilizzo, e mi riferisco non solo alle regole del Fondo, che comunque nel Conto Formativo sono abbastanza flessibili ma a quelle dell’Anpal che, faccio un esempio, adesso non consente la modalità asincrona nelle trasformazioni dall’aula all’on line.

 

Sarà possibile trasformare tutte le tematiche in tematiche on line?

Con la formazione virtuale direi proprio di sì. La simulazione in ambienti 3D è usata da decenni per i piloti di aerei, nella navigazione navale, nella sicurezza.

Come enti di formazione dovremo essere in grado di progettare correttamente queste simulazioni, curare l’usabilità e soprattutto tenere conto dei feedback dei partecipanti per migliorare l’usabilità e l’efficacia. E perché no, fare in modo che siano sempre più coinvolgenti e divertenti.

 

Come cambierà il ruolo del formatore?

A mio parere il formatore dovrà usare “nuovi occhiali”, impostare il proprio lavoro con una mentalità più aperta, oltre gli schemi della formazione tradizionale. E dovrà imparare a padroneggiare – più che usare – le tecnologie per usarle nell’ottica di un apprendimento più completo.

Sono convinta inoltre che bisognerà fare analisi dei fabbisogni più accurate affinché le metodologie siano correttamente applicate.

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