Intervista ad Alessandra Laraia e Danilo Casertano

Intervista ad Alessandra Laraia, dell’Ente di formazione Cefal Emilia Romagna e Danilo Casertano, fondatore dell’Associazione Scuole Naturali e docente del piano “Re-School: piano di sostegno e sviluppo per le scuole coinvolte dall’emergenza Covid19”.

Il piano, finanziato con l’Avviso 45 “Re-Start”, è stato progettato da Cefal e coinvolge 5 scuole d’infanzia del Lazio: Cartoonia srl, Didattivo, Il Girotondo, Il Tappeto volante, Sole e Terra srl.

 

  • Il piano formativo ha coinvolto 5 scuole d’infanzia paritarie che vogliono adottare il paradigma delle scuole naturali e dell’outdoor training. Perché questa scelta e con quali prospettive?

Alessandra Laraia – Cefal

La pandemia è stata elemento di coesione. Le scuole per l’infanzia che ci hanno chiesto di presentare il piano sull’Avviso Fon.Coop già dal mese di marzo avevano fatto fronte comune per richiedere attenzione alle Istituzioni sui disagi che stavano vivendo per il lockdown.

Queste scuole si erano ritrovate sui social per condividere il loro disagio, strette tra una chiusura impensabile, l’interpretazione di regole sempre nuove (DCPM e Linee Guida) ed il sostegno da dare ai genitori degli alunni, che si son trovati da un giorno all’altro i figli in casa ed in smart working – quando non senza più lavoro.

Da quell’incontro è però nata anche la ricerca di una soluzione comune per il futuro e che desse prospettiva alla riapertura. Il piano formativo si è dunque inserito in questo dialogo su problematiche molto reali. La prima è identitaria: un nido è luogo di socializzazione per i bambini ed è difficile – ed educativamente inefficace -conciliare le misure di distanziamento sociale con la relazione di accudimento e condivisione. La seconda è economica, perché come scuole paritarie hanno perso mesi e mesi di rette senza poter accedere ai fondi statali pur adempiendo un ruolo educativo primario. E infine c’è il problema organizzativo, che, con l’introduzione dei protocolli di contenimento del contagio, impone di rivedere totalmente il rapporto proporzionale educatore-bambino. L’Avviso di Fon.Coop, che tra gli obiettivi ha il sostegno al cambiamento in impresadovuto alla pandemia, è stato per queste 5 scuole l’opportunità per adottare una didattica tutta nuova che consente di proporsi all’apertura in una prospettiva reale di innovazione: il paradigma educativo delle Scuole naturali e dell’outdoor training – che già conoscevano ed era nelle loro corde e che ancora non era stato adottato nella pratica.

Adottando l’ourdoor training queste scuole possono raggiungere un duplice obiettivo: fare innovazione e rispettare le regole imposte dai protocolli di sicurezza.

Danilo Casertano – Scuole naturali

L’outdoor education nasce come metodologia didattica nei Paesi del nord Europa ed impone un cambio di paradigma educativo: nuovi spazi di apprendimento, connubio tra il mondo dell’on line, dei social e comunità educante, lo storytelling digitale, una diversa relazione con le famiglie e un diverso modo di essere imprenditori. Siamo stati i pionieri in Italia di questa metodologia e quando abbiamo saputo che l’outdoor training era stato adottato nei DCPM come best practice a sostegno di una didattica depotenziata dalle necessità del distanziamento, abbiamo pensato che allora avevamo fatto una scelta lungimirante e che quei principi erano arrivati a tutti.

Outdoor è varcare tutti i giorni il cancello della scuola e continuare ad “imparare fuori”; è “attrezzatura” che consente di uscire anche quando piove con dei minivan che si possono trasportare a mano oppure in bicicletta; è a “misura di bambino”: per quelli di un anno è fare il riposino in un’amaca in giardino, per i più grandi poter camminare a contatto con la realtà circostante; outdoor è “apprendere l’autonomia” perché dai due anni si comincia a vestirsi da soli.

Con l’Avviso di Fon.Coop insegneremo agli educatori ad educare in modo nuovo. L’aula diventa la città e le occasioni per imparare sono nella realtà vera, con i volti e le persone della comunità educante, composta da tutti quei soggetti pubblici e privati che entrano in contatto la scuola: biblioteche, le parrocchie, i centri anziani, le associazioni di promozione sociale con le quali si progettano attività comuni. Quello che fa bene ad una persona con disabilità, ad una persona anziana fa bene anche ad un bambino: cantare, raccontare storie, lavorare con le mani.

Insomma, insegneremo agli educatori che quando esci con i bambini cominci ad abitare la città il tuo quartiere, il tuo paese, la gente ti vede e si ricorda che i bambini esistono. Sembra una battuta, ma le città sono state bonificate dai bambini, tu non li vedi più in giro. E nel momento in cui li rivedi scattano una serie di ragionamenti. Noi abbiamo realizzato un toolkit per lo sviluppo della comunità educante, e questo significa tessere relazioni. Quando facciamo formazione all’outdoor, la prima cosa che faccio fare agli educatori è camminare intorno alla scuola, semplicemente! E scoprono tanti luoghi dove portare i bambini e farli vivere esperienze e interazioni molto stimolanti. La comunità educante è quanto hai intorno alla tua scuola e che puoi scoprire e vivere uscendo quotidianamente dal proprio contesto. L’asilo non più un luogo protetto e chiuso ed oggi, ai tempi del Covid, è protetto e aperto!

Si comincia con l’outdoor e si arriva con l’education for sostenibility, si diventa città educante.

  • Perché è importante la formazione per le competenze digitali?

Alessandra Laraia – Cefal

Le competenze digitali sono centrali nell’outdoor education e diventano “funzionali” in era Covid. Con il piano viene realizzata una formazione specifica per l’uso delle piattaforme digitali e della comunicazione on line. I genitori non possono più entrare a scuola e vedere direttamente cosa fanno i loro figli. La piattaforma serve a costruire uno storytelling multimediale con i video, le foto, i lavori del bambini che racconta la loro quotidianità e stimola il dialogo.

Danilo Casertano – Scuole naturali

Bisogna saper accogliere le esigenze dei genitori, affrontare le loro inevitabili paure con un uso integrato di chat, telefono, videoconferenze: gli educatori dovranno avere un ascolto più empatico e costruire un nuovo rapporto con le famiglie che, in tempi di pandemia, diventano molto più complessi. La piattaforma inoltre diventerà uno strumento di finanziamento per le scuole attraverso campagne di crowdfunding per avere il sostegno economico dalla comunità educante e condividere il rischio d’impresa. Le scuole paritarie sono imprese che offrono un servizio di bene comune. Spesso i genitori che iscrivono il proprio figlio ad una scuola privata non hanno alternative.

Stiamo organizzando una piattaforma che metterà in rete le comunità educanti, è un progetto molto ambizioso e anche grazie al finanziamento dell’Avviso 45 noi stiamo entrando in contatto con tantissime realtà in tutt’Italia

  • Avete cambiato il modo di relazionarvi alle imprese?

Alessandra Laraia – Cefal

Io non avevo mai visto realtà così motivate a fare formazione. Con le imprese c’è più empatia ed affinità di quanto ce ne fosse prima ed abbiamo trovato tante persone che volevano mettere a fattor comune esperienze e trovare soluzioni comuni. C’è voglia di ripensarsi perché la crisi è stata, ed è forte, e nella formazione e nello scambio si trovano delle leve per evolvere e per cambiare.

Danilo Casertano – Scuole naturali

Con l’apertura dell’Avviso abbiamo ricevuto richieste da tantissime scuole, sia paritarie che pubbliche, per partecipare a piani dedicati all’outdoor. Il fatto veramente nuovo è che queste scuole dell’infanzia stanno imparando a fare rete, stanno uscendo dalla dimensione della concorrenza sterile perché hanno capito che la cooperazione, la messa in comune di patrimoni conoscitivi e di esperienza è l’unico modo non solo per “sopravvivere” ma anche di entrare in un’ottica imprenditoriale più ampia e partecipare a progetti ambiziosi.

  • Utilizzate la formazione on line?

Danilo Casertano – Scuole naturali

Questa pandemia ci ha fatto capire che molta formazione, con la giusta metodologia, si può fare molto bene “a distanza”. I contenuti e lo studio dei casi possono essere fruiti individualmente on line lasciando dopo, in aula, l’interazione e il commento. È infatti nel momento collettivo ed in presenza, anche con l’intervento del docente, che emerge anche da un punto di vista emotivo come le nuove conoscenze hanno interagito con il sistema personale di conoscenze ed esperienze personali; e quanto si è appreso da soli viene consolidato, confermato, diventando un’esperienza condivisa. Sono i principi della flipped educazion, che capovolge il paradigma prima aula e poi studio individuale.

La formazione on line è anche l’uso di format specifici, che consentono di proporre efficacemente diversi tipi di contenuti in video che possono essere replicati più volte, risparmiando tempo e risorse. È il format “master class”, dove la lezione è ripresa in modo professionale (doppia camera, microfono professionale) e sono catturati, insieme ai contenuti, la bravura e la capacità espositiva del docente così da offrire al partecipante lo stesso coinvolgimento e la stessa efficacia in termini di attenzione di una trasmissione televisiva. Oggi fare questi prodotti non è più fuori dalla portata economica di una piccola realtà imprenditoriale, la strumentazione non è costosa come un tempo e le competenze sono diffuse e ci sono tantissimi video maker che possono fare questi prodotti. La formazione del futuro è un ibrido tra quella digitale e quella in presenza.

 

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