Intervista a Daniela Moro e Andrea Rilievo

Intervista a Daniela Moro, responsabile Area Sociale di Irecoop Veneto e Andrea Rilievo, presidente della cooperativa sociale Studio Progetto di Cornedo Vicentino (VI).
Il Piano formativo “Studio Progetto – Valutazione impatto sociale 2.0”, progettato da Irecoop Veneto è finanziato con il Conto Formativo.

  • La cooperativa Studio Progetto per il secondo anno utilizza le risorse del Conto formativo per fare formazione sull’impatto sociale. Perché puntare su un tema così specifico?

Daniela Moro – Irecoop Veneto

È più che naturale, in questa tornata pandemica così lunga, che la formazione sia utilizzata a sostegno dell’attività ordinaria, per mantenere e rafforzare le cooperative su traiettorie imprenditoriali ben definite, ma non sempre è così. Alla fine del 2020, quando ho incontrato il gruppo dirigente di Studio Progetto per programmare le attività 2021, sapevo della loro volontà di continuare con la formazione sull’impatto ed ho chiesto fino a che punto volevano spingersi. Mi hanno risposto: “Fin dove si può!” e allora ho capito che il primo piano formativo sull’impatto aveva prodotto i giusti effetti e aveva avviato un processo da portare avanti fino in fondo.
Introdurre nell’organizzazione la valutazione d’impatto significa innescare il cambiamento nel medio-lungo periodo, significa passare dalla mera gestione dei servizi di welfare della Pubblica Amministrazione a una logica di cambiamento sociale e collettivo costruito sui risultati della misurazione degli effetti prodotti per i lavoratori e i soci occupati, gli utenti, i committenti, gli stakeholder, la comunità. È un cambio di paradigma.

Andrea Rilievo – Studio Progetto

Noi siamo cooperativa plurima (di tipo A e di tipo B) ed operiamo in tutta la provincia di Vicenza. Siamo 160 soci e 100 dipendenti, gestiamo 36 tipologie di servizi e abbiamo una rete sul territorio molto ramificata per rispondere alle esigenze del territorio. Siamo un punto di riferimento per la nostra comunità: da noi viene l’imprenditore che deve fare l’inserimento lavorativo, ci contatta il Comune che deve gestire un servizio, il privato ci chiede aiuto per affrontare le fragilità in famiglia.

Da diversi anni avevamo avviato nella nostra cooperativa attività che potremmo definire di efficientamento molto avanzato dei nostri processi come la creazione dell’ufficio interno di progettazione UE, l’accountability e il bilancio sociale, un controllo di gestione molto rigoroso. In questo modo ci siamo impegnati per superare la logica della “buona volontà sovrabbondante ma sregolata” tipica della cooperazione degli anni Ottanta, tuttavia ci siamo resi conto che raggiungere l’efficienza interna non basta. Confrontandoci con altre cooperative che da anni lavorano sull’impatto sociale abbiamo capito che l’efficienza in sé stessa può essere sterile se non diventa generativa di valore per la comunità di riferimento, se non crea capitale sociale e dinamiche virtuose; solo nel momento in cui è rivolta alla comunità – tutta la comunità, Pubblica Amministrazione compresa – la capacità di efficacia/efficienza trasforma il territorio e tutti i soggetti che lo compongono.
Il pay off della nostra cooperativa è “Persone e territori in evoluzione”: con la formazione noi stiamo imparando a misurare questa evoluzione, a costruire indicatori su cui valutare i nostri servizi e avviare riflessioni interne sul miglioramento e consolidamento ed esterne per un maggiore radicamento.
Siamo una struttura ad alto tasso di innovatività e quando si propone qualcosa di nuovo c’è sempre un grande consenso ed anche con l’impatto è stato così. Sul piano formativo, il processo di coinvolgimento per radicare bene gli obiettivi e praticare un linguaggio comune del cambiamento è tutt’ora in atto, abbiamo realizzato le sezioni di alfabetizzazione che sono state molto incoraggianti. Ricordo quella di dicembre scorso, che è stata anche un momento conclusivo: dopo aver spiegato la nostra volontà di sperimentarci in questo nuovo percorso di valutazione dell’impatto abbiamo avuto ritorni entusiasti. Certo, bisognerà vedere poi quando le attività sull’impatto saranno messe in pratica e tutti saranno coinvolti nella compilazione dei questionari sul proprio lavoro, che forniranno i dati per la nuova programmazione. Eppure, in questa fase ho visto ricomparire il clima effervescente e vitale da cui è nata la cooperazione sociale. I miei colleghi mi hanno fatto capire che non basta più il buon lavoro reso presso la Usl di zona che la sera fa tornare a casa con la coscienza a posto: vogliono partecipare a qualcosa di grande, che dà valore a tutta la comunità.

  • Come avete costruito la formazione per l’impatto sociale “2.0” per Studio Progetto?

Daniela Moro – Irecoop Veneto

Come Irecoop Veneto facciamo progettazione formativa non solo interpretando correttamente il fabbisogno della cooperativa e traducendolo in azioni formative efficaci ma ci portiamo dietro la nostra personale esperienza. Noi ad esempio gestiamo 7 progetti sul Fondo per il contrasto alle povertà con la PA e sappiamo che si può essere performanti, visionari, ma c’è bisogno di un contesto “educato” a recepire le innovazioni proposte, che sappia reagire agli inneschi.

La formazione sui piani per Studio Progetto costruisce azioni di rinforzo sulle competenze nella PA tenendo conto che nei processi di innovazione i soggetti hanno attitudini e storie differenti – e ci sarà sempre chi è avanti e chi indietro – e bisogna progredire insieme su obiettivi condivisi. Quando generare valore diventa obiettivo strategico è possibile utilizzare le metodologie più rigorose ed incisive, e con un processo di cambiamento innescato è oserei dire facile tracciare le traiettorie delle attività, come ad esempio fare dei gruppi di lavoro per le figure apicali e corsi di alfabetizzazione a tutti i soci lavoratori utilizzando sia sistemi quantitativi che qualitativi.

Andrea Rilievo – Studio Progetto

Il nostro primo piano sul Conto Formativo di Fon.Coop ci ha “svegliato all’impatto”, ha messo in moto un cambiamento e per questo alla fatidica domanda di Daniela abbiamo risposto “Tutto quello che si può”. Noi vogliamo misurare quantitativamente il valore dei nostri servizi per migliorarci e per stabilire con le nostre Pubbliche Amministrazioni di riferimento un ruolo guida e non di subalternità simmetrica – anche in questo caso, tipico degli anni Ottanta.

Il Codice del terzo Settore e in particolare la co-progettazione dei servizi di welfare assegna a chi opera nella logica dell’impatto un ruolo centrale. Noi operiamo nella provincia di Vicenza con interlocutori istituzionali, ad esempio i Comuni, che stanno approfondendo questi temi ma c’è una forte difesa degli strumenti giuridici, il Codice degli Appalti in primis. Si fa fatica a condividere visioni, ma noi cooperazione sociale dobbiamo assumerci il compito di accompagnare l’ente pubblico al processo di cambiamento. Questa è l’unica strategia che paga.

Ai funzionari che si occupano di co-progettazione è necessario chiarire il più possibile le ottiche più innovative, mettere in risalto le opportunità e le reti esistenti. Questo è avere un ruolo guida nel territorio: educare ed avere la pazienza di attendere che il cambiamento prenda forma.

  • Cosa significa generare valore? Impatto interno con i soci ed i lavoratori, con i committenti e impatto con la comunità…

Daniela Moro – Irecoop Veneto

Per una cooperativa dare lavoro a persone con disabilità oppure promuovere politiche giovanili significa creare benessere per ciascuna di quelle persone e l’impegno è che questo benessere perduri e si stabilizzi nel tempo. Ciò è di per sé un valore ma il cambiamento di approccio è quando il lavoro della persona con disabilità e gli effetti del coinvolgimento efficace dei giovani hanno risonanze generative, anche monetizzabili: la PA può erogare servizi più sull’inclusione e meno sulla gestione delle marginalità, il lavoro frena la logica dei sussidi e la valorizzazione delle competenze dei giovani attira capitali privati, produce legami e relazioni, diversifica le risposte attivando meccanismi virtuosi di altra inclusione; il lavoratore e il socio sono consapevoli che il proprio impegno si riverbera positivamente all’interno e all’esterno della cooperativa.

È in questo senso che questo valore generato deve essere misurato coinvolgendo i lavoratori e i soci che ci lavorano, gli utenti, i committenti, gli stakeholder.

 

Andrea Rilievo – Studio Progetto

Con l’impegno sull’impatto abbiamo “appreso di nuovo” che i soci sono il nostro capitale senza il quale la nostra azione sociale sul territorio non va da nessuna parte. Abbiamo quindi avviato processi di accompagnamento e di cura dei soci, per evitare che la relazione socio-cooperativa si riduca ad una dinamica di tipo contrattualistico.

Vorrei concludere dicendo che la formazione, come l’approccio dell’impatto sociale possono essere usati per tappare i buchi e per assolvere un obbligo oppure spenderli in sinergia per il cambiamento. Noi abbiamo deciso di puntare tutto su qualcosa di grande e di condiviso – e guardiamo a questa pandemia con meno paura.

 

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